ART DISCOVER

Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia 2024

Edizione numero 60 per l’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, in programma al pubblico dal 20 aprile al 24 novembre 2024, dal tema ‘Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere’, diretta da Adriano Pedrosa, responsabile del Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand: “Sono onorato e riconoscente per questo prestigioso incarico, soprattutto come primo latino-americano a curare la Biennale e di fatto il primo a risiedere nell’emisfero sud del mondo”.

La Biennale Arte 2024 include novanta padiglioni nazionali, parecchi eventi collaterali distribuiti in tutta la città e la partecipazione di artisti provenienti da diverse geografiche del mondo per testimoniare la condizione universale di stranieri e immigrati ovunque e del fatto che ovunque si va si è sempre stranieri comunque. In una riflessione artistica, sociale e culturale sulle molteplici dimensioni dell’esperienza umana e sulla complessità del nostro pianeta.

Nel Padiglione Centrale, nei Giardini e nell’Arsenale ci sono due macro-sezioni: il Nucleo Contemporaneo dedicato alle sfaccettature e interpretazioni della parola straniero, e il Nucleo Storico con opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo.

Due sezioni speciali, una a Forte Marghera, all’interno della Polveriera Austriaca, dedicata al lavoro dell’artista italiana Nedda Guidi, e il Padiglione delle Arti Applicate con la collaborazione tra La Biennale e il Victoria and Albert Museum di Londra sull’artista brasiliana Beatriz Milhazes.

I Leoni d’Oro alla carriera sono stati assegnati all’artista brasiliana Anna Maria Maiolino e le sue sculture d’argilla e all’artista turca Nil Yalter che porta due installazioni.

La sala intitolata Ritratti comprende 112 artisti e lavori fra il 1905 e il 1990, così come la sala Astrazioni include 37 artisti esposti insieme per la prima volta e una terza sala dedicata alla Diaspora di artisti italiani racconta chi ha viaggiato o si trasferito all’estero integrandosi nelle culture locali e costruendo le proprie carriere in Africa, Asia, America Latina, nel resto d’Europa e negli Stati Uniti.

Tante le testimonianze internazionali, se ne citano alcune a titolo di esempio.

‘Love as a glass of water’ recita il progetto di Iva Lulashi per l’Albania, per alleggerire dal punto di vista femminile i temi su sessualità e amore

Alla prima partecipazione a Venezia, la Repubblica del Benin porta ‘Everything Precious Is Fragile’ con la collettiva che include Chloé Quenum, Moufouli Bello, Ishola Akpo e Romuald Hazoumè che affrontano tematiche quali la tratta degli schiavi, il ruolo delle Amazzoni, la spiritualità e la religione Voodoo.

Lo Stato Plurinazionale della Bolivia con ‘Desde la Patria Grande’ di Alexandra Bravo, Inés Fontenla, Ronald Moran, Lorgio Vaca, Humberto Velez e molti altri latino-americani racconta la fratellanza e la gioia delle origini indigene e la vocazione a vivere bene in armonia con la Madre Terra.

Il Canada ospita Kapwani Kiwanga, una delle artiste contemporanee più importanti del Paese, il cui lavoro è basato sulla ricerca di storie marginalizzate o dimenticate, tra scultura, installazione, video e performance.

Koo Jeong A ha invitato oltre 600 persone – nate sia in Corea del Nord che in Corea del Sud – a condividere i loro ricordi olfattivi della loro terra e ne ha fatto 16 fragranze, in collaborazione con l’azienda di profumi NonFiction.

Il Padiglione Danese presenta la mostra fotografica dell’artista groenlandese Inuuteq Storch che pone l’accento sulla complessità delle identità nazionali, culturali e personali.

Julien Creuzet, incaricato di rappresentare la Francia, porta più di 80 sculture, sei nuovi lavori video e sette sequenze musicali, per regalare un’esperienza sensoriale complessa e immersiva.

Gli espositori per la Germania, Yael Bartana, Ersan Mondtag, Michael Akstaller, Nicole L’Huillier, Robert Lippok, Jan St. Werner, riflettono sul tema Thresholds (Soglie), ovvero il momento transitorio, in cui nessuno può rimanere, ma che esiste perché qualcosa è accaduto e qualcosa deve ancora accadere.

Qual è il rapporto tra arte e vita?  Prova a spiegarlo artisticamente l’artista giapponese Yuko Mohri, una delle voci più significative e promettenti della sua generazione. La sua espressione si distingue per un approccio che va oltre la mera creazione estetica: installazione e la scultura diventano strumenti per narrare e documentare fenomeni in continua evoluzione.

‘Listening all Night to the Rain’ è il titolo del progetto dell’ingelse John Akomfrah, mentre ‘I Will Follow The Ship’ è quello del maltese Matthew Attard, nel tentativo di esplorare il legame tra umanità, intelligenza artificiale e tecnologia digitale.

Dalla Mongolia arrivano le sculture interattive di Ochirbold Ayurzana che esplorano la dimensione spirituale attraverso il tema della coscienza e della connessione dell’anima con il subconscio umano, ispirate alla figura della divinità buddista Citipati e ai concetti profondi e attuali sulla transitorietà della vita.

Foreste sacre e recupero delle terre green è il tema del collettivo olandese, invece fra le storie dei paesi nordici (Svezia, Norvegia, Finlandia) c’è la visione onirica di una nave che solca il mare da Shanghai a Göteborg e la figura mitologica metà umana e metà pesce che naviga attraverso epoche temporali distanti dal mare e dalla cultura che conosce.

Uno sguardo sulla narrazione della guerra da parte di Open Group (Yuriy Biley, Pavlo Kovach e Anton Varga) compila un ritratto collettivo dei testimoni del conflitto in corso in Ucraina: tutti civili con esperienza da rifugiati che hanno condiviso i propri racconti.

Il Portogallo propone un innovativo progetto che esplora le connessioni tra arte, teoria e insegnamento, in uno scambio continuo tra gli artisti e il pubblico.

Un omaggio alle foreste libere e non domate viceversa quelle cresciute dopo la deforestazione e l’intervento umano, lo sviluppo urbano o le coltivazioni intensive, lo dà Singapore e Robert Zhao Renhui, invitando alla riflessione sul complicato rapporto tra la presenza umana e la natura.

Sandra Gamarra Heshiki ha condotto una ricerca su diversi musei in Spagna dal passato coloniale, incorporando elementi di design riconoscibili dai musei di tutto il mondo, e le opere d’arte presenteranno contro-narrazioni per ribaltare e sovvertire le rappresentazioni originali, incoraggiando gli spettatori a guardare oltre.

Jeffrey Gibson rappresenterà come artista indigeno di origini Cherokee e Choctaw per la prima volta gli Stati Uniti d’America, parte dell’unica tribù indiana americana riconosciuta a livello federale. La sua esperienza personale e la sua eredità culturale sono le fonti d’ispirazione delle sue opere che affrontano temi come identità e storia, appartenenza e appropriazione culturale.

La Repubblica Unita della Tanzania sarà presente alla Biennale per la prima volta con un Padiglione Nazionale, offrendo l’opportunità di condividere la cultura e la creatività del Paese africano con un pubblico internazionale.

Ed anche l’Uganda si esprime con un lavoro di trenta artisti di diverse generazioni ed esplora la memoria collettiva e l’artigianato, invitando gli spettatori a porre domande come Come stai?, invece di Chi sei? e Perché sei qui?.

Intorno al nucleo centrale, molti eventi si diramano per i vicoli della città lagunare, come la mostra personale site-specific di Walton Ford con ‘Lion of God’ presso l’Ateneo Veneto di Scienze Lettere e Arti, una serie di dipinti di grandi dimensioni realizzati ad acquerello che esplorano la dimensione storica, biologica e ambientale dei soggetti.

‘Uzbekistan. L’Avanguardia nel deserto: una storia mai raccontata’ mette insieme in Università Ca’ Foscari oltre cento opere di quel luogo che viene definito ‘il Louvre del deserto’ e la sua straordinaria generazione di artisti (Fal’k, Kandinskij, Ekster, Lentulov, Rodčenko, Igor Savickij), insieme ad un’ampia selezione di opere dell’Avanguardia Orientalis.

Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna ospita la monografia del creativo Armando Testa, creatore di icone del collettivo italiano.

Le opere pittoriche di Zeng Fanzhi sono celebrate nella Scuola Grande della Misericordia, su diversi piani dell’edificio, accanto al progetto dell’architetto giapponese Tadao Ando, una serie dipareti e aperture sempre più grandi che creano un cono prospettico.

Le gallerie permanenti valgono anch’esse una parte del soggiorno veneziano, da Palazzo Fortuny, alle opere conservate da Peggy Guggenheim e quelle di Francois Pinault e Palazzo Grassi e Punta Della Dogana.

Fondazione Prada, nel palazzo settecentesco di Ca’ Corner della Regina, è il luogo delle mostre di ricerca e dei progetti sperimentali.

Sull’isola di San Giorgio Maggiore ci sono altre fondazioni d’arte, tra cui Fondazione Cini e Le Stanze del Vetro, dove la programmazione artistica sul vetro è sempre attiva.

Dove Dormire durante la Biennale di Venezia 2024

Al Gritti Palace ogni decoro e oggetto è un museo della storia della città, fra rivestimenti, stucchi dipinti e marmi, lampade e lampadari di Murano, viceversa il nuovo Nolinski Venezia mescola elementi contemporanei, industriali e Art Déco, potendo vantare anche una collezione di arte e vetreria e un Library Bar con 4.000 libri.

Da Belmond Cipriani la discrezione della clubhouse, all’interno dell’elegante hotel progettato da Philippe Starck, riflette il mood moderno nell’ospitalità internazionale.

Ospitato in un ex mulino sull’isola della Giudecca, Hilton Molino Stucky Venice permette di allontanarsi dalla folla, grazie alla sua posizione da raggiungere via laguna.

Se vogliono imitare le star hollywoodiane, Aman Venice è il luogo dei vip e dello spettacolo.

Coloro che soggiornano al St Regis si possono immergere nella scena artistica creativa contemporanea già ai suoi interni, con grandi opere alle pareti e la presenza di artisti a rotazione.

Classificato come monumento nazionale, Ca’Sagredo Hotel si affaccia sul Canal Grande e vanta affreschi originali di Giambattista Tiepolo e Pietro Longhi, una scalinata cerimoniale in marmo e una sala della musica del XVIII secolo.

Palazzo Bauer è diventata l’opzione per che ama arredi sobri e discreti, con camere manssardate e vista sui tetti.

Madama Garden Retreat, all’interno delle mura di palazzo Antelmi e di fronte alla Scuola della Misericordia, nel Sestiere Cannareggio, è un rifugio di charme per viandanti esigenti, come preferisce definirlo Mara De Guidi, che ha ideato le nove suite e gli spazi comuni, oltre ad una ingegnosa soluzione per proteggerlo dalle maree, e lo gestisce insieme a Lorenzo Martinelli direttore residente e meticoloso giardiniere. La posizione è strategica per raggiungere in poco tempo luoghi segreti di Venezia e mete famose, eppure la sua riservatezza e la magica pace, avvolte in un’aura di eleganza, permettono di rilassarsi e raccogliersi a pensare, leggere, scrivere, lavorare e riposare.

<Barbara Tassara>


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