Il mare ancestrale, le sfumature del bianco e del nero, le sperimentazioni e le memorie di volti, città e paesaggi, fra spazi vuoti, ombre e luce: a Torino presso Gallerie d’Italia torna il maestro-poeta della fotografia italiana Mimmo Jodice
Il progetto sulla grande fotografia italiana procede spedito presso Gallerie d’Italia a Torino e ora rende omaggio a un altro dei grandi maestri dell’obiettivo, il campano Mimmo Jodice, con una retrospettiva dal titolo ‘Il Tempo Sospeso’.
Gli scatti in pellicola, tutti nelle eleganti sfumature del bianco e nero, hanno come contributo anche un video editato dal regista e autore, amico e concittadino di Jodice, Mario Martone.
Il fotografo nasce a Napoli nel 1934 nel rione popolare Sanità, appassionato di arte, teatro, musica classica, jazz e autodidatta nel disegno e nella pittura,.
Frequenta l’Accademia di Belle Arti della città e sceglie infine la macchina fotografica quale principale mezzo espressivo creativo e forma d’arte per esercitare quel tempo lungo della comprensione, il tempo della camera oscura, dove le opere appaiono prima come traccce di un universo poetico e poi scavalcano ogni contingenza temporale e rimandano l’intimo e il sentire di Mimmo Jodice stesso.
“Perdermi a guardare, immaginare, inseguire visioni fuori dalla realtà, mi ha permesso di vivere viaggi ed esperienze eccezionali” – dichiara l’artista e conclude – “ho sempre fotografato con grande eccitazione”.
Il suo lavoro raffinato ed intimista, si nutre di memorie, di sperimentazione (materiche e astratte), di essenzialità, nella ricerca fra spazi e presenze metafisiche.
Cominica con le visioni della sua Napoli e della sua compagna, l’inseparabile Angela Salomone (con la quale ha avuto tre figli). Nudi, ritratti, oggetti d’uso quotidiano, paesaggi, alla ricerca del vero volto dei luoghi e delle persone, degli sguardi e dei posti nascosti, da portare alla luce.
Poi si concentra anche sulle feste e i rituali, fotografa le condizioni sociali, affascinato e nutrito dai mondi dell’arte, delle avanguardie, dell’architettura e dell’archeologia.
Con il progetto Mediterranea, l’opera fotografica subisce una ulteriore svolta, immaginifica e carica di emozione, di valori plastici, dove la relatà coincide con la visione interiore e si condensa la maniera di guardare attorno, di vedere in tutti i particolari, fermi e congelati, oltre la quotidianità.
Viaggiare aumenta la curiosità per la ricerca di una sorta di vuoto, di una dimensione fra silenzio e assenza, capace di offrire sostegno al caos e alla follia che ci sono intorno.
Ci sono interi reportage da Boston, Parigi, Tokyo, San Paolo, Mosca, Roma, Milano, Montréal e così via, ma i lavori espressi poi in pubblico sono solo una minuziosa, meticolosa e minima parte, del grande archivio che Jodice conserva e vuol lasciare al mondo.
Molte opere sono accennate, incompiute o lacerate, nell’andirivieni del potente processo del lavoro con la camera oscura, dove tutte le fasi si offrono all’intervento creativo.
La stampa in bianco e nero si può alterare, puà cambiare i dati ovvi di realtà, aumentarne il contrasto per far sparire la mezza tonalità o, usando gli acidi forti sulla pellicola si può far esplodere la grana.
Le sue continue sperimentazioni lo hanno portato a capire fino a che punto si potessero forzare i limiti del linguaggio fotografico e quanto in avanti si potessero stravolgere le regole convenzionali, per arrivare ad una dimensione creativa libera e autonoma.
Ci sono mostre collettive e personali, partecipazioni ad eventi d’arte internazioni come le Biennali e la testimonianza delle collezioni permanenti che narrano quanto Mimmo Jodice abbia esportato la fotografia italiana d’autore oltre la Penisola e l’Europa, Francia, Spagna, Germania comprese, fino al Canada e gli Stati Uniti e al polo opposto, da Israele al Giappone.
Non meno attiva è la pubblicazione di libri e volumi, come i recenti libri ‘Saldamente sulle Nuvole’ (edizioni Contrasto) e ‘Attesa’ (edito da Electa), oppure ‘Arcipelago del Mondo Antico’ (di Skira editore), ‘Naples Intime’ e ‘Figure del Mare’ di Silvana Editore, ‘Perdersi a Guardare’ (edizioni Contrasto) e ‘Città Visibili’ delle edizioni Charta.
E poi c’è il rapporto con il mare, dove il tempo si arresta definitivamente lungo la linea dell’orizzonte e al quale si lascia la guida che insegna a contemplare ed immaginare con occhi nuovi.
Il fotografo si domanda: “a volte mi chiedo se sarei riuscito a sopravvivere alla mancanza di mare perché non sono adatto a vivere in una città senza un elemento paesaggistico così forte e presente. Il mare è il mio luogo privilegiato dove si incontrano realtà e sogno. Quello a cui guardo è eterno, lo stesso mare così come lo hanno visto secoli e secoli fa i primi naviganti, lo stesso mare che vedranno gli abitanti della terra in futuro. Ho provato ad assumerne quello sguardo, rintracciando nell’elemento acquatico l’origine ancestrale del mito e della civiltà. Ho passato ore a meditarlo, perché nell’apparenza piatta dell’acqua, nel movimento circolare delle onde che si nfrangono sulla riva, nella ripetitività, ho rintracciato la dimensione dell’assoluto”.
La fotografia ha insegnato a Mimmo Jodice a vedere ma anche a concentrarsi su cose che non hanno un contenuto apparente, meglio nelle ore del mattino presto o del crepuscolo e soprattutto in inverno, la stagione preferita per realizzare i suoi lavori, che si possono ammirare anche online (mimmojodice.it) e presso gli spazi di Galleria Vistamare a Milano e Pescara.
<Barbara Tassara>
Photo credits Mimmo Jodice @Gallerie d’Italia – Torino
Vedute di napoli – Opera 8
- Mare
Stromboli Opera 1 – 1999
Trittico Trentaremi – 2000
Acitrezza Opera III – 1993
- Mediterraneo
Apollo da Baia – 1993
Atleti della Villa dei Papiri – 1986
- Città Visibili
New York 1985
Parigi 1993
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