Il fuoco nel corpo e nella natura prende forma in un percorso di opere materiche di Ana Hillar intitolate ‘Tummo’, che dalla traduzione dal tibetano significa appunto ‘fuoco interiore’ e tecnica di respirazione praticata dai buddisti da più di mille anni.
Il corpus di opere e installazioni pensate appositamente per la galleria milanese Tempesta indaga e analizza il rapporto tra corpo e natura utilizzando rami, terraglia, gres, fumo e oro.
Tempesta Gallery, inaugurata di recente nel 2020, ha la volontà dichiarata di intraprendere un dialogo sui rapporti tra gli esseri umani, la Natura e i vari ecosistemi socio-culturali, progetto di Elisa Bonzano ed Enrico Angelino.
L’artista argentina Ana Hillar ospitata fino al 7 Ottobre 2022, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Santa Fe e poi trasferita in Italia come restauratrice presso l’Istituto d’Arte di Faenza ha vinto il Premio Faenza nella 52° edizione del Concorso Internazionale di Arte Ceramica nel 2001 con l’installazione intitolata “Sombra del Viento” e dal 2003 tiene la sua personale esposizione “Humano” al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza.
‘Tummo’ identifica uno stato d’introspezione, di scoperta e ascolto senza pregiudizi o paura, dell’energia vitale e potente che fluisce e trasforma, il corpo, gli organi, le cellule, il flusso sanguineo, il cervello, il sistema nervoso.
Il punto di partenza è la terra, elemento primario, dimora e luogo di nascita della vita, che traccia un’analogia tra l’uomo e le forme vitali del pianeta.
Il vigore che sprigiona un seme, la energia latente in un vulcano, la fotosintesi delle piante, sono paragonabili in tutto al funzionamento dell’organismo umano nel suo complesso, tutti sottoposti alla capacità di resistenza e di rigenerazione.
L’artista osserva: “Prelevare dalla terra la materia e utilizzare tecniche antiche, come la cottura a legna, avvicina le opere alle radici di una cultura ancestrale, in un dialogo diretto con il processo lento e lungo, come un mantra ripetitivo. Prima esiste solo un vuoto, la percezione del vuoto, l’ascolto. Costruire attorno al vuoto con la cadenza ritmica delle pulsazioni del corpo, una ripetizione costante del gesto, come il respiro fatto di 12.000 litri d’aria che ogni giorno scorrono dentro di noi. ‘Tummo’ è l’espressione del battito che instancabilmente resiste, perdura e si ripete, inevitabilmente incessante”.
<Barbara Tassara>
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