DESIGN

“Siamo una generazione di ‘architetti in progress’, emozionali, rigenerabili e innovativi, vicini al concetto di virtualità” (Simone Micheli)

La mia vita è profondamente legata alla dimensione della creazione. Progettare non è il risultato di una serie di dinamiche tecniche legate fra loro dal tratto prepotente di una matita capace e preparata, ma è emozione, scoperta, innovazione e volontà di fare qualcosa di buono per un mondo così magnifico” afferma l’architetto Simone Micheli.

Tutta la sua storia professionale e ogni frammento di vita vissuto e vivente sono compenetrati nella sua filosofia progettuale che abbraccia soluzioni complesse e anomale, sintetizza narrazioni, apre alle diversità e resta nel flusso di continue micro e macro riflessioni su passato, presente e futuro.

Simone Micheli definisce questa generazione di architetti, come ‘architetti in progress’, senza un linguaggio unico dominante di riferimento che perseguono una architettura “rigenerabile, alterabile, ibrida, contaminata e contaminante, elastica, destinata a durare lustri e non millenni, sempre vicina al concetto di virtualità”.

È questa, infatti, la rotta che Micheli traccia per sé, mirando in questo senso a narrare una storia con ognuna delle sue opere, piuttosto che a definire dogmi che diventino stereotipo. La comunicazione dell’architettura è ciò che conta e ciò che resterà dei manufatti di questo tempo in cui tutto cambia molto velocemente.

Con una forte carica rivoluzionaria, sul fatto che l’architettura possa essere “in grado di superare le linee perpendicolari e orizzontali, le forme cubiche e piramidali che sono statiche, gravi, opprimenti e assolutamente fuori dalla nostra nuovissima sensibilità”.

Ciò che è essenziale per Micheli è l’eccitazione e l’emozione quasi fisica che sovviene ad ogni nuova attenzione progettuale, una sorta di architettura sensoriale che fa emergere il nesso corpo-architettura e un approccio integrale e multisensoriale, per un design maggiormente ‘olistico’.

Al centro delle tendenze dell’abitare, si pone l’esperienza intima umana e il suo benessere sensoriale complessivo evolute poi in non-luoghi ma habitat naturali dove ognuno può far emergere la propria personalità più profonda e sincera, in reale contatto con sé stesso e con la natura.

Nasce, così, lo spazio adatto alla crescita individuale e allo sviluppo della nostra estesa famiglia umana” conclude Simone Micheli.

 

<Barbara Tassara>


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