Roma torna a ospitare una mostra dei celebri capolavori di Vincent van Gogh provenienti dal prestigioso Kröller-Müller Museum di Otterlo, il genio olandese e artista fuori dagli schemi di cui a breve ricorre il centosettantesimo anniversario della nascita.
I suoi capolavori che si distinguono per uno stile unico capace di regalare emozioni agli estimatori di ogni generazione sono visibili fino al 26 Marzo 2023 a Palazzo Buonaparte, luogo ricco di storia da poco restaurato, in partnership con Arthemisia.
Questa occasione straordinaria per entrare in contatto con la visione di un artista che ha saputo rappresentare in modo esemplare, con la forza delle sue pennellate, la sua idea della realtà, dei sentimenti e delle emozioni, del profondo significato, a volte semplice, a volte invece inquieto e drammatico, della vita.
Novantuno i dipinti e centottanta i disegni di questa che è la seconda collezione più grande al mondo, fra i quali il suo famosissimo Autoritratto (1887).
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla sensibilità estrema e dalla vita tormentata, con celeberrimi attacchi di follia, lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo a soli trentasette anni, con un suicidio: un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.
Nonostante una vita impregnata di tragedia, egli dipinge una serie sconvolgente di Capolavori, accompagnati da scritti sublimi, le famose ‘Lettere’ al fratello Theo van Gogh, inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte.
Con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma, dell’Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi e la produzione di Arthemisia in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo, l’esposizione curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti percorre in ordine cronologico i periodi e i luoghi dove Van Gogh visse: da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove ebbe fine la sua tormentata vita.
Il periodo olandese narra gli anni dal 1881 al 1890 dominati inizialmente da un disegno animato da tratti di colore, poi dal’uso dell’olio adoperato in toni scuri, una sorta di realismo spiritualizzato, per la terra e per le attività di esseri umani impegnati in un duro lavoro di fatica quotidiana.
Dopo il trasferimento a Parigi, entra in contatto con le giovani figure di Seurat, Signac e Gauguin e il linguaggio impressionista degli accostamenti cromatici, specie nella natura e nei fiori.
Nel breve soggiorno parigino, assorbe il clima artistico vitale della città e si lega ad artisti come Émile Bernard, Toulouse-Lautrec e Loius Anquetin, i creativi del Petit Boulevard (mentre riserva ai grandi protagonisti dell’Impressionismo come Monet, Degas, Renoir, Sisley e Pissarro l’appellativo di artisti del Grand Boulevard).
Conosce Gauguin, appena tornato dalla Martinica, che per lui incarna un’ideale immagine di vagabondo, di viaggiatore intorno al mondo, alieno da ogni precisa destinazione.
Nella trasferta ad Arles (1888 – 1889) scrive al fratello Theo: “Quanto ho appreso a Parigi svanisce e io sto tornando alle idee che mi erano venute in campagna, prima di conoscere gli Impressionisti. Mi servo del colore in maniera più arbitraria per esprimermi con maggiore forza”.
Qui le forme nella luce del Sud si collocano in un morbido assemblarsi e fluire senza rigore, con grande dolcezza, dove si può avvertire il senso di una nuova libertà e di sensazioni allegre, gioiose.
Spesso il pittore ridiscende nell’abisso, ma è capace di risalire in modo subitaneo e veemente.
A Saint-Rémy (1889 – 1890) l’uso ricercato del colore diventa ancora più semplice, mirando ad una maggiore lucidità, ma un primo attacco di follia nel manicomio di Saint-Paul-de-Mausole lo colpisce a metà di luglio, mentre dipinge nei campi in una giornata di vento.
Nei giorni sereni a venire, quando le tempeste della mente si placano, è persino perfettamente in grado di formulare un’autoanalisi, circondato dalle sue opere, eseguite proprio prima degli attacchi o durante il periodo in cui si ristabilisce.
Si chiede se il mutamento del suo linguaggio sia in qualche modo legato all’instabilità delle sue condizioni mentali. Negli ultimi mesi trascorsi a Auvers-sur-Oise si dedica a un gran numero di ritratti di persone vicine ma anche modelli occasionali.
Da ‘Il Seminatore’ realizzato ad Arles con l’uso metafisico del colore, si passa allo scoscendimento de ‘Il Burrone’ che sembra inghiottire ogni speranza per finire con il ritratto di un ‘Vecchio disperato’ che diviene immagine della sofferenza fatale.
Il catalogo della mostra per l’approfondimento è edito da Skira, con saggi a cura di Maria Teresa Benedetti, Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.
Pochi mesi dopo la morte di Van Gogh, il fratello Theo, malato e profondamente scosso, si spegne e lascia alla giovane moglie Johanna Bonger e al bambino di pochi mesi che porta il nome dello zio, un appartamento pieno di opere.
L’intelligenza lungimirante e la abilità manageriale della donna tesse relazioni con critici, pittori, scrittori e tutti coloro che potevano aiutarla a far conoscere l’opera del cognato.
La strategia funziona, tanto da suscitare interesse da parte della critica e dalla stampa e nel 1905 organizza la più grande mostra degli anni a venire nelle gallerie dello Stedelijk Museum di Amsterdam, dove espone 484 opere, documentando la pienezza della figura dell’artista.
I prezzi delle opere di Vincent Van Gogh salgono alle stelle e nel frattempo avvia un altro grande progetto: pubblicare le lettere scritte da Vincent al fratello Theo.
Dopo la morte della madre, il figlio Vincent Willem si assume la piena responsabilità della collezione di disegni, dipinti e lettere di Van Gogh e delle opere dei contemporanei che suo zio e suo padre avevano collezionato, e crea la Fondazione Vincent van Gogh concludendo un accordo con lo Stato dei Paesi Bassi per costruire il Museo Van Gogh di Amsterdam che, disegnato da Rietveld, apre al pubblico nel 1973.
L’artista oggi molto amato non ha avuto alcuna fortuna in vita, ma ha enormemente interessato e influenzato intellettuali e artisti successivi, arrivando fino ai giorni nostri con la medesima freschezza e valore delle opere dipinte.
<Barbara Tassara>
Photo credits:
Dipinti di Vincent van Gogh © Kröller-Müller Museum, Otterlo – The Netherlands
‘Autoritratto’ – Parigi, aprile-giugno 1887, Olio su cartone
‘Il seminatore’ – Arles, 17-28 giugno 1888 ca, Olio su tela
‘Il burrone’ – Saint–Rémy, dicembre 1889, Olio su tela
‘Vecchio disperato (Alle porte dell’eternità)’ – Saint–Rémy, maggio 1890, Olio su tela
‘Covone sotto un cielo nuvoloso’n- Auvers-sur-Oise, luglio 1890, Olio su tela
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