“La mia ispirazione in questi lavori di Pop Art presentati presso Galleria Deodato Arte si rifà al Nuovo Futurismo, movimento nato negli anni Ottanta da una citazione di Marinetti che ha l’intento di usare strumenti contemporanei. Quindi punto sulla gioia di luce e colori e sulle emozioni che suscitano le icone collettive moderne”.
Filosofico e creativo, Marco Lodola tiene al fatto che le sue opere possano interagire ed e emozionare le persone, senza magari spiegarne troppo la matrice d’origine, lasciando quella libertà interpretativa a chi legge le opere.
Molte delle quali sono promosse da Deodato Arte, brand che racchiude diverse gallerie (Milano, Roma, Porto Cervo, Chia, Pietrasanta, Courmayeur, Bruxelles e St. Moritz) e sostiene artisti moderni e contemporanei di fama internazionale quali Andy Warhol, Jeff Koons, Damien Hirst, Romero Britto, Takashi Murakami, Mr.Brainwash, tutti con un forte focus rivolto alla cultura street e urban.
Le sculture luminose e le forme stilizzate dal gusto vintage di Marco Lodola sono note in tutto il mondo: due innamorati abbracciati o la mitica Vespa, ad esempio, fusi nel materiale plastico colorato e illuminato a led o a neon, ben esprimono la vitalità dell’artista pavese che dipinge e scolpisce con la luce.
In mostra presso la sede di via Nerino 1 a Milano, sull’ecommerce della Galleria e nel recente catalogo ‘Lodola Dior’, edito da Rizzoli in collaborazione con Sergio Pappalettera e lo Studio Prodesign, si possono ammirare altre creazioni dell’artista che ha collaborato con la Maison Dior e con la sua designer Maria Grazia Chiuri.
Lodola parte da bozzetti di cappelli, figure femminili e oggetti che ricordano i luoghi (un autobus double-decker per Londra, lo skyline per New York, il Partenone per Atene, la Cn Tower e la foglia d’acero a Toronto, e così via da Roma a Shanghai e Seoul) pensati per dialogare in modo gioioso anche con gli abiti di collezione
“Ho utilizzato la tecnica dei pannelli luminosi – quelli che Marinetti chiamava ‘avvisi luminosi’ – ricorda Lodola”. “Abbiamo mantenuto un forte rispetto per le città che ospitano i negozi Dior, in un certo senso abbiamo voluto celebrarle con il nostro allestimento, creando un forte legame culturale e sociale, pur mantenendo lo stile pop dell’installazione. La potenza di questo progetto l’ho capita man mano i 400 spazi erigevano tecnicamente strutture artistiche in tutti i continenti e venivano poi raccontati e fotografati dalle persone, in contemporanea, sui social media”.
Marco Lodola nasce in provincia di Pavia nel 1955 e frequenta l’Accademia delle Belle Arti a Firenze e a Milano; nei primi anni della sua carriera, attorno gli anni ’80, si affianca soprattutto al Nuovo Futurismo. Intorno al 1990, cominciano le collaborazioni nell’ambito dello spettacolo, con il mondo dei mass media, della pubblicità, della musica, fino ad illuminare i più importanti palchi del momento, da Sanremo a XFactor.
Espone da sempre in grandi città italiane ed europee, quali Roma, Milano, Firenze, Bologna, Lione, Vienna, Madrid, Barcellona, Parigi e Amsterdam, e ha partecipato ad esposizioni e progetti per importanti industrie quali Swatch, Coca Cola, Vini Ferrari, Harley Davidson, Ducati, Riva, Illy Francis, Carlsberg, Nonino, Valentino, Coveri, Fabbri, Seat, Fiat, Wolkswagen e Lauretana, fra gli altri.
Lodola è stato invitato ad esporre dal governo della Repubblica Popolare Cinese nei locali degli ex archivi della città imperiale di Pechino, lavorando in contemporanea negli Stati Uniti, a significare quanto universale e immediata sia la sua modalità di comunicazione artistica. Da sempre legato al tema della danza, divenuta anche il suo mantra sulla modalità di vivere la vita, appunto, gioiosamente danzando.
Anche lo sport ne è contagiato, dal manifesto per le Olimpiadi invernali di Torino, i mondiali di calcio in Qatar al Giro d’Italia, così come le star della musica che lo richiedono per le copertine dei loro dischi.
Dai palchi dello spettacolo alle mostre e biennali internazionali, è sempre e soprattutto la forza vitale delle sue opere a conquistare, come dichiara l’influencer Chiara Ferragni nella introduzione al libro: “Conosco il lavoro di Marco Lodola da sempre e grazie alla collaborazione con Maria Grazia Chiuri ho scoperto anche l’artista. Il suo linguaggio pop è immediato, perfetto per il momento storico in cui viviamo, dove per catturare l’immaginazione e l’attenzione si ha a disposizione pochi frammenti di secondi; gli stessi che sono bastati a farmi innamorare delle sue opere prima ancora di capirne il significato”.
<editorial staff Wemagazine
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