ART DISCOVER

“Raoul Dufy. Il pittore della gioia” a Palazzo Cipolla Roma

Fino al 26 Febbraio 2023, Poema Spa, Comediarting e Arthemisia, presentano a Roma presso Palazzo Cipolla la prima grande esposizione mai realizzata in Italia dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, Raoul Dufy.

Realizzata in collaborazione con il Musée d’Art moderne di Parigi, l’esposizione vanta un cospicuo numero di opere (circa 160) tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti, tratti dalla poliedrica produzione dell’artista che seppe adattare il proprio talento a tutte le arti decorative.

Le sale di Palazzo Cipolla, sito nel centro storico della città, nell’antica via che unisce due delle più famose piazze, Piazza del Popolo e Piazza Venezia, fanno da magnifico contrasto con le opere del pittore della gioia, della luce e del colore, a cavallo tra impressionismo e fauvismo.

Raoul Dufy fa una formazione articolata e complessa, inizialmente influenzato dall’impressionismo e da Monet e successivamente accostata al fauvismo, ispirato alle figure di Matisse, Braque e Cézanne.

Sotto l’apparente semplicità delle sue forme si cela un’elaborazione minuziosa, un’attenzione e una sensibilità fuori dal comune, soprattutto nella sua teoria che mostra come il colore serve ai pittori per captare la luce.

Semplificando il più possibile, egli elude il soggetto dell’opera per una sorta di propensione al principio dell’indeterminatezza, facendo sì che il segno si posi sul colore con disinvoltura, mosso dalla pura gioia del dipingere.

I suoi lunghi viaggi nel Mediterraneo, in particolare in Provenza e nel Sud Italia, sono fonte creativa per i celebri paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, le sale da concerto e di musica, le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del tempo libero degli anni Venti e Trenta.

Degne di menzione, anche le grandi decorazioni scenografiche, l’incisione del legno, il design tessile e i lavori in ceramica, i murales nati dalla sua tavolozza vivace e sconfinata e da un disegno libero e morbido, dominato dagli incantevoli arabeschi e curve.

Le curatrici, Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi, mettono in racconto le opere che narrano le origini di modeste condizioni economiche, i parenti artisti (il padre era un organista amante della musica), l’ambiente stimolante a livello creativo di Parigi e i vari studi delle arti decorative, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie

L’attività artistica di Dufy non conosce interruzioni, narrata in 13 sezioni tematiche, nei diversi decenni del Novecento, alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, con quel tocco di leggerezza il cui scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di arrecare piacere.

Per la Maison Poiret disegna sontuose stoffe stampate per la moda e per l’arredamento e nella seteria lionese Bianchini-Férier adatta le sue creazioni tessili alla produzione industriale, attingendo in quell’ambito ai suoi motivi prediletti: i fiori, tra i quali la rosa, le fantasie animalier ed esotiche, il mare e i soggetti mitologici, i simboli della vita quotiodiana e dello sport, per finire con decorazioni astratte e geometriche il cui vero protagonista è il colore stesso.

Raoul Dufy viaggia per l’Italia, visita Firenze, Roma, Napoli e poi la Sicilia (Catania, Caltagirone, Calatabiano, Scordia, Alcantara e Taormina), affascinato dalla luce densa e costante del Mediterraneo che gli permette di semplificare la sua gamma cromatica.

La Sicilia per lui rappresenta l’Antichità vivente, una sorta di paesaggio virgiliano: “Sono nello stato d’animo di uno di quegli edonisti inglesi che hanno viaggiato a lungo e annoiano con il racconto dei loro vagabondaggi. Sono a Porto Ulisse, penso a Omero”.

Intorno alla fine degli anni Venti, dedica vari dipinti a Claude Lorrain, l’inventore insieme a Poussin del paesaggio classico francese, e alla fine degli anni Trenta osa confrontarsi con i maestri del passato, Tiziano, Tintoretto e Botticelli.

Ma è il mare la costante sua passione che non smetterà mai di rappresentare nei paesaggi, nei porti, nelle feste marinare, nelle attività balneari e di villeggiatura, che domina tutta la sua intensa opera.

Questa sua libertà inventiva lo spinge a sperimentare, permettendogli di esprimere appieno la sua teoria della ‘luce-colore’ e di plasmare lo spazio senza sottostare a vincoli di prospettiva o di scala.

Trattato come un fondale verticale, punteggiato da segni grafici che suggeriscono il movimento delle onde e i riflessi, il mare si fonde con l’azzurro del cielo, “l’unico colore che, in tutte le gradazioni, conserva la propria individualità”, afferma Dufy.
I mazzi di fiori improvvisati, le piante e le fantasie ad essi associate, mostrano la sua eccellente capacità di sintesi nell’ultimo periodo, da ottimo disegnatore che non ha alcun bisogno di un supporto o di uno sfondo.

Ed anche le molte serie a tema Atelier, del pittore e della sua modella, dei vari luoghi e studi in cui l’artista ha vissuto e creato, degli strumenti di lavoro e gli oggetti familiari che ha usato, appaiono come una forma di autoritratto.

Inediti anche i pannelli proiettati in scala extra large disegnati in sequenza come una sorta di poema sinfonico e narrativo, ispirandosi alla tecnica del fotomontaggio, dove incastra le storie una nell’altra, e modifica le scale, sopprimendo la prospettiva e l’orizzonte.

<Barbara Tassara>

Photo credits:

Dipinti di Dufy Raoul @MAM Paris Paris Musées Musée d’Art Moderne Droits d’auteur

‘Caffè all’Estaque o L’aperitivo’, 1908 Olio su tela

‘Regata con gabbiani’, 1930 ca. Olio su tela

‘Fiori di campo’, 1950 ca. Acquarello e gouache su carta Velin d’Arches

‘Atelier con torso’, vers 1946 Olio su tavola


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